Titolo originale: Satin rouge
Regia e sceneggiatura: Raja Amari
Fotografia: Diane Baratier
Musiche: Nawfel El Manaa
Montaggio: Pauline Dairou
Scenografia: Kais Rostom Genere: Musicale, Drammatico
Produzione: Nomadis Images, Adr Productions, Canal +, Arte France Cinema, A.N.P.A.
Distribuzione: Keyfilms Roma
Francia, Tunisia- 2002, Durata: 100′
Interpreti: Hiyam Abbas, Hend El Fahem, Maher Kamoun, Faouzia Badr, Nadra Lamloum, Abou Moez El Fazaa, Salah Miled, Monia Hichri
A Tunisi, nei giorni nostri, Lilia è ritenuta da tutti una signora per bene ed una madre premurosa. La donna è convinta che sua figlia Salma abbia una relazione con il musicista Chokri, che suona al cabaret ‘Satin Rouge’. Con alle spalle un passato difficile (che l’ha costretta ad abbandonare in gioventù tutti i suoi sogni), Lilia è determinata a salvare la figlia dalla sua ‘relazione pericolosa’ e per questo decide di recarsi al locale. Ma una volta dentro il ‘Satin Rouge’, viene travolta dai ricordi e, attraverso la danza, riscopre quei desideri che era stata costretta a sacrificare da giovane. Il corpo, questo dimenticato.
Mentre l’Occidente ricco e depresso intona il De profundis per le sue donne (e per i loro figli) nella sapiente polifonia di ‘The Hours’, una 32enne regista tunisina ci scalda il cuore parlando del corpo e del bisogno di muoverlo, di sentirlo, di usarlo per il nostro e l’altrui piacere. Accade nel toccante ‘Satin rouge’ di Raja Amari (grande scandalo in patria), che visto da qui può sembrare una parabola tardo femminista mentre è un film sul desiderio, punto e basta. Il desiderio sopito di Lilia, vedova sui 40 di segreta bellezza. Che si risveglia quando la donna scopre per caso, pedinando il fidanzato della figlia, un mondo notturno e proibito fatto di danzatrici del ventre, di maschi bramosi (ma corretti), di emozioni represse e prepotenti. Naturalmente finirà lei stessa a esibirsi in quel cabaret vestita di lustrini. Ma il suo itinerario di liberazione personale, illuminato dagli occhi ardenti e dai fianchi generosi della bellissima Hiam Abbass, resta aperto e sorprendente fino alla fine. E fra piccole notazioni sociologiche e brevi squarci lirici, il centro è sempre lei: una donna matura che riscopre la propria femminilità. C’è spettacolo più bello?
Fabio Ferzetti